Lorenzo Sarti – Ingegnere L. Prof.sta

Con rispetto per tutti quelli che hanno sofferto e soffrono a causa del coronavirus, debbo confessare che questo periodo di “clausura” non mi ha risparmiato anche momenti belli.

L’attività in studio limitata solo alla mattina mi faceva immaginare tranquilli pomeriggi in casa, per sistemare quel lungo elenco di cose trascurate da anni e rimandate “alla prima occasione”.

Così è andata solo molto parzialmente. Infatti nell’organizzazione della giornata è entrata di prepotenza la Lu, la piccola nipotina di 3 anni e mezzo.

Da quando l’asilo è chiuso la piccola Lu, due grandi occhi verdi, è lasciata alle cure di noi nonni: nonna Cri al mattino e nonno Lollo al pomeriggio.

Nel giardino condominiale, poco frequentato e ben esposto al sole pomeridiano, io e la Lu bivacchiamo, alternando giochi, letture, attività grafiche, cure del giardino.

In genere ci portiamo da casa un sacco pieno di quei giochi che pensiamo possano farsi in giardino, la scelta dei quali impegna la Lu per un tempo notevole, perché evidentemente le risulta problematica.

Una volta in giardino, questi giochi è come se chiedessero una nuova interpretazione, un adattamento al contesto, una loro originalità inattesa.

Spesso è la stessa Lu che innesca il meccanismo con una richiesta inaspettata.

Io cerco di funzionare da catalizzatore delle sue premesse, alla ricerca di strumenti o oggetti a portata di mano che possano entrare nel gioco e servire da appoggio alle sue storie: bastoni, buche del terreno, anfratti di alberi, fiori, foglie, oggetti smarriti e ritrovati, cartoni, nastri isolanti, pezzi di moquette per simulare casette, piscine, tende, ruscelli, il mare, tane di animali, recinti ecc…

Un mondo incantato prende corpo. Una nuova storia si palesa.

E più la vicenda è alternativa e più gli occhi della Lu brillano di stupore ed orgoglio.

Al gruppo si è subito aggiunto Filippo, un simpatico bambino di 11 anni – un grande cespo di capelli – che abita nella casa di fronte.

Nonostante le distanze, ogni giorno iniziano a giocare. Con la siepe in mezzo, ma giocano.

Il fatto di poter fare dei giochi con un bambino più grande di lei, procura a Lu una gioia irrefrenabile e contagiosa.

E io sono con loro, a inventare nuovi giochi, nuove regole.  Più il gioco è nuovo e le regole strane, più gli occhi di Filippo si illuminano e le urla diventano più forti.

Lu e Filippo maturano una inconsapevole complicità e passano pomeriggi sereni.  Nonno Lollo torna bambino ed è felice.

Cosa mi porto dietro di tutto ciò nel nuovo incerto mondo che seguirà la pandemia?

La necessità di fermarsi ogni tanto, di godere delle persone che ci sono a fianco (piccole o grandi che siano), di sforzarsi di ricercare, nella vita e nel lavoro, forme nuove di coinvolgimento, di creatività, alla ricerca di occhi che brillino.
Come quelli della Lu e di Filippo.